Oro fisico o finanziario: qual è la scelta migliore in un contesto incerto come l’attuale?

oro

In una fase particolarmente incerta come quella attuale, contrassegnata dalla comparsa di un evento pandemico mondiale del tutto inatteso, molti risparmiatori sono alle prese con un alcuni dilemmi tipici di queste fasi. Uno di questi è, senza alcun dubbio, come cercare di far fruttare i propri risparmi, dato il contesto di elevata incertezza in cui si muovono, e probabilmente si muoveranno i prossimi mesi, i mercati finanziari.

Nelle situazioni di crisi, d’altro canto, la tendenza è quella di rivolgersi ai cosiddetti “beni rifugio”, che si dimostrano maggiormente resilienti a fasi di grande incertezza e volatilità. Non è casuale, in tal senso, che moltissimi risparmiatori, per effettuare anche una migliore diversificazione dei propri asset, abbiano volto il proprio sguardo all’oro negli ultimi mesi.

Oro fisico: quali sono i vantaggi?

Esso, infatti, si è dimostrato storicamente anticiclico, vedendo aumentare il proprio valore durante crisi e contesti particolarmente complessi. E quello attuale, in tal senso, non fa certamente difetto. L’approccio all’oro può essere compiuto in svariati modi. Quello più classico, presente sin da tempi assai lontani, è quello di acquistarlo fisicamente, come ad esempio nel caso dei lingotti d’oro.

In questi casi, le opzioni a disposizione dell’acquirente sono diverse: esistono diverse tipologie di lingotti, differenziate per peso e dimensioni, che possono essere custodite direttamente in una cassaforte personale piuttosto che in una cassetta di sicurezza bancaria. In questo caso, però, la cura del lingotto è in capo direttamente al detentore che, specie nel caso lo custodisca al proprio domicilio, si espone sensibilmente al “rischio furto”.

Alcuni istituti di credito, pochi ormai, offrono anche un servizio apposito di custodia dei lingotti, che sono assicurati, di conseguenza, contro usura e furto. Dopo essere passato totalmente di moda, l’approccio all’oro in maniera fisica è tornato ad interessare più di un soggetto, pur rappresentando, tutt’oggi, l’approccio meno utilizzato al mondo dell’oro.

In questo momento, invece, si registra un netto aumento di quei soggetti che, per arrotondare le proprie entrate, decidono di vendere i propri preziosi, approfittando delle quotazioni particolarmente vantaggiose del metallo giallo.

Come acquistare l’oro nel mondo finanziario

Se nei predetti casi abbiamo esplicato le modalità di approcciare all’oro in senso fisico, ora andremo ad analizzare, invece, come si possa approcciare a questo nobile metallo in campo finanziario. Una modalità, d’altronde, alla quale moltissimi risparmiatori stanno facendo frequentemente ricorso, complice la forte volatilità presente nei mercati azionari ed i rendimenti infimi, se non addirittura nulli, nel comparto free-risk.

Quando si compra in questo ambito, non si fa altro che sottoscrivere un prodotto finanziario che replica l’andamento dell’oro, aumentando o diminuendo di valore in base alla quotazione del metallo giallo. D’altro canto, l’oro è considerato – al pari del petrolio – la “commodities” per eccellenza, alla quale accedono grandi fondi di investimento ed anche piccoli risparmiatori, agevolati, quest’ultimi dalla possibilità di accedere ai mercati finanziari mediante il trading online.

L’oro finanziario può essere acquistato mediante l’utilizzo di diversi asset finanziari, che hanno come minimo comune denominatore di oscillare in base all’andamento del prezzo del prezioso metallo. Tra cui asset quello che è stato scelto, in via prioritaria, per acquistare l’oro finanziario, è stato senza alcun dubbio l’ETF, acronimo di Exchange Traded Funds.

Essi sono particolari fondi d’investimento, che però, a differenza dei fondi comuni di investimento proposti di norma da consulenti e promotori finanziari, hanno costi da sostenere assai limitati, se non addirittura nulli. Questo è dovuto al fatto che gli ETF replicano passivamente l’andamento dell’oro, a differenza dei fondi comuni di investimento dove il gestore deve selezionare personalmente i titoli, con costi maggiori che vengono addebitati, poi, ai sottoscrittori dei fondi alla voce “commissione di gestione”.

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